giovedì 3 maggio 2012

SCHIAFFI MORALI

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Il calcio italiano è anche questo: un allenatore che picchia in diretta tv un suo calciatore appena sostituito. Lui, il giocatore, è un ventenne di buone speranze indisciplinato e indisponente che ha mandato a quel paese l'allenatore. L'altro è Delio Rossi, il mister 52enne della Fiorentina che ieri sera ha perso completamente le staffe e si è scagliato sul ragazzo con schiaffi e pugni. Le immagini hanno fatto il giro del mondo in pochissimi minuti.

E' roba che non si vede tutti i giorni, diciamo mai. Chi ha giocato a calcio ricorda forse qualche scenata in leghe minori, magari negli spogliatoi, ma mai in mezzo al campo. In quei 90 minuti si cerca di stare calmi, anche perchè Ljajic, il giocatore, può aver gettato all'indirizzo di Delio Rossi anche delle parole molto offensive, ma la violenza non deve mai risolvere una controversia, soprattutto durante una partita in cui tutto il mondo ti guarda.
Chi ha giocato a calcio, dicevamo, può aver assistito a scene come questa durante un allenamento, con i compagni che cercano di dividere i due contendenti per far tornare la calma, ma in Serie A e in televisione questo non è ammissibile; come in nessun campo, del resto. Non credo nemmeno ci siano dei precedenti registrati dalle telecamere come in questo caso.

Una volta l'allenatore del Manchester United, Alex Ferguson, si arrabbiò negli spogliatoi con i suoi giocatori e calciò uno scarpino, il quale prese in testa il malcapitato David Beckham. La notizia volò come la scarpa per l'intero globo, ma è rimasta tutt'ora confinata nel semplice ruolo di aneddoto poiché nessuno ha le immagini in esclusiva di quel fattaccio. Forse è riportato in qualche libro nero del calcio, ma nulla, se non le parole, testimonia indelebilmente ciò che accadde quel giorno.
In un periodo in cui il calcio, soprattutto italiano, perde di credibilità, ci mancava solo che perdesse pure le staffe. Saltano gli schemi, non c'è più divertimento, non c'è più nessun limite alla rabbia.

Succede quindi che i fiorentini si dividano su chi dà ragione all'allenatore e chi la dà al giovane strafottente Ljajic. La verità è che non vince nessuno dei due. Perde tutta la città, perde lo sport e perdono la dignità entrambi i protagonisti.


Giustificare la violenza con cui l'allenatore ha risposto alle provocazioni di un ragazzino immaturo è deleterio e totalmente immorale. Dire che Delio Rossi ha sbagliato non significa conseguentemente schierarsi a favore di Ljajic, ma semplicemente condannare un gesto ben più grave della violenza verbale.

Si insegna a tutti i bambini: se usi la violenza, anche se hai ragione passi alla parte del torto.

Che dire allora quando Materazzi prese una testata da Zidane alla finale dei Mondiali 2006? Allora fu il calciatore italiano a provocare a parole il francese, ma chi sbagliò fu certamente il secondo che rispose con un atto deplorevole.
E quando Totti rincorse Balotelli e gli rifilò un calcione da dietro nella finale di Coppa Italia, a chi si diede ragione?
Tutti quanti sbagliano, ma solo chi è privo d'intelligenza parla con i pugni per esprimere i propri concetti.
Nel caso in questione, l'allenatore viola ha reagito d'istinto, ma non da uomo per bene qual'era fino a pochi giorni fa. Il presidente Andrea Della Valle ha dovuto obtorto collo licenziare l'allenatore che avrebbe voluto mantenere per il prossimo anno, perché dopotutto non era lui il colpevole di questa sciagurata stagione viola e, così come il vecchio mister Sinisa Mihajlovic aveva avuto due anni e mezzo di possibilità per dimostrare il suo valore, Delio Rossi avrebbe avuto senz’altro un’altra chance da tutta la città.
Peccato che abbia rovinato tutto quanto. La stagione, la sua carriera, la sua immagine e quella della Fiorentina che negli ultimi anni aveva fatto del fair play uno dei suoi cavalli di battaglia.
Adesso ci vorranno anni per ricostruire un immagine positiva della città, della società, dell'allenatore e di tutto il calcio italiano.

In Italia mancano la cultura sportiva e l'intransigenza nell'applicare leggi e buonsenso. La violenza è da punire, punto. Non ha sfaccettature o sfumature. O si è colpevoli o non lo si è.
E l'allenatore, a malincuore, è stato giustamente cacciato.


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